Normalmente non abbiamo molta simpatia per la pratica della dietrologia, termine direttamente legato a quello della teoria del complotto, che indica il ricercare motivazioni nascoste che sarebbero all'origine di un avvenimento.
In questo caso però la coincidenza dei fatti è così evidente che stimola una riflessione.
Forse avrete già sentito raccontare delle esternazioni riguardanti Android riportate dalla biografia ufficiale di Steve Jobs.
Al di là di quel discorso, sul quale non vogliamo entrare, la biografia contiene anche dei passaggi molto interessanti riguardanti la formazione di Larry Page come CEO di Google, ed il percorso di trasformazione che la società di Mountain View sta attraversando.
Non è un mistero (lo stesso Page lo ha dichiarato nel suo messaggio di condoglianze a Jobs) che subito dopo che Larry Page assunse la carica di CEO di Google, Steve Jobs gli telefonò per congratularsi con lui e per offrirgli i suoi consigli personali su come gestire il futuro dell’azienda.
Dalla biografia (di cui al momento noi abbiamo letto solo degli estratti e non il testo completo) emerge poi che Page si recò a casa di Steve Jobs, che abitava a pochi isolati dalla sua, proprio per ricevere questi consigli.
Steve Jobs descrive l’incontro come segue [1]:
“Parlammo molto di focalizzazione e di scegliere le persone giuste. Come sapere di chi fidarsi, e come creare un team di luogotenenti su cui contare. Ho descritto gli ostacoli che avrebbe dovuto affrontare per preservare l’azienda dal diventare “floscia” e appesantita da “giocatori di serie B”. Il punto su cui ho insistito maggiormente era la focalizzazione. - Cerca di capire cosa Google vuole diventare da grande. Ora tutto è mostrato sulla mappa. Quali sono i cinque prodotti sui quali vuoi puntare? Sbarazzati del resto perché non fanno altro che tirarti giù. Ti fanno diventare come Microsoft. Ti costringono a tirare fuori prodotti che sono adeguati ma non eccezionali”.[1] il testo è liberamente tradotto e parafrasato da noi
Da entrambi i discorsi agli azionisti fatti da Larry Page quest’anno (Q2-2011 e Q3-2011) saltano fuori esattamente questi consigli di Steve Jobs.
Larry ha parlato di focus e della necessità di chiudere alcuni progetti (leggi tagliare i rami secchi) per permettere a Google di crescere puntando su una strategia chiara. Ha parlato delle prospettive future dell’azienda, e di come Google, nei prossimi anni, non sarà la stessa di oggi. Ha parlato infine della necessità di trovare un equilibrio nelle risorse e nel numero di dipendenti.
Tutto ciò che Larry Page ha detto è stato anche fatto.
Google ha chiuso diversi prodotti e sta puntando su altri. Piano piano possiamo quasi intravedere una strategia basata sui prodotti a forma di cono. Al vertice vediamo Google+ e, immediatamente sotto, la Ricerca, Android e Maps, sotto ancora Docs, Gmail, e così via.
Naturalmente non è tutto così semplice. Primo perché la mia suddivisione è essenzialmente una mia illazione che non rispecchia necessariamente le priorità di Google. Secondo perché diversi prodotti si integrano in altri. Ad ogni modo il senso è questo.
Chiaramente Google sta attraversando un intenso processo di cambiamento che, oltre ai punti già menzionati, include anche il design dei prodotti, e gli sforzi per comunicare al mondo esterno che Google non è più solo un’azienda che punta al search, ma un'azienda di prodotti di consumo.
Questa è peraltro una fase delicatissima in quanto quello che c’è in gioco oltre al successo (che comunque Google ha più che già ottenuto) è l’identità stessa dell’azienda.
Google è nata, si è sviluppata ed ha avuto successo per la sua identità geek, per essere l’espressione, sotto ogni punto di vista, della cultura geek. Lo si vede nella loro storica vicinanza al mondo open source, nel design (quello vecchio) spartano, nella predilezione per la sperimentazione che ha portato a creare innumerevoli prodotti senza scopo apparente ma amatissimi dagli utenti.
Cosa cambierà di tutto questo nella nuova Google?
Qualcosa lo farà sicuramente; il design è diventato più maturo, molti progetti sono stati cancellati ed altri verranno assorbiti da altre linee di prodotto.
Google dovrà però cercare di mantenere i capisaldi che definiscono la loro identità e la loro cultura aziendale perché, come spesso si dice, se ti dimentichi chi sei non puoi sapere dove andrai.
Al momento pare che Google stia gestendo questo processo nel migliore dei modi e che, nonostante lo spirito e la faccia più maturi e qualche “sonaglino” in meno, l’azienda stia comunque riuscendo a restare se stessa.
Tuttavia, per quanto rapido è il processo, questo è solo l’inizio.
Come vedete voi Google tra 5 anni?
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