17 aprile 2012

[Google] Sergey Brin sulle minacce alla libertà della Rete

Sergey Brin in una intervista esclusiva a The Guardian, con la quale il quotidiano inglese apre una serie di articoli dedicati alla "battaglia di Internet", si è detto "più preoccupato che mai" poiché "da tutte le parti e in tutto il mondo ci sono forze potenti che sono alleate contro un Internet aperto. È spaventoso."

Oltre alla denuncia di regimi repressivi della libertà della Rete come la Cina e l'Iran, Brin punta il dito anche sulle politiche di Facebook o di Apple, che controllano rigorosamente cosa possiamo fare, o meglio non fare sulle loro piattaforme. Le minacce alla libertà di Internet secondo il cofondatore di Google derivano da un mix di problematiche irrisolte: governi che aumentano il controllo all'accesso alle informazioni per i loro cittadini, quando non lo censurano del tutto; le questioni di copyright che scagliano le major dell'entertainment contro la pirateria; e la crescita di paradigmi del "giardino murato", come le grandi compagnie citate poc'anzi.


E, ripensando a com'era la Rete all'esordio di Google, afferma "Ho pensato che non ci fosse nessun modo di rimettere il genio nella lampada. Ma ora, in alcuni luoghi, sembra che il genio sia stato rimesso dentro la sua lampada ". Sergey Brin va anche oltre: se Facebook avesse dominato Internet al momento della sua creazione, l'azienda di Mountain View non avrebbe mai potuto emergere. "Dobbiamo giocare secondo le loro regole, che sono davvero restrittive", si lamenta Brin, che discute anche del suo rapporto, a volte teso, con le autorità americane. "Il tipo di ambiente in cui abbiamo sviluppato Google, la ragione per cui siamo riusciti a sviluppare un motore di ricerca, era che il web era aperto. Una volta che si arriva ​​ad avere troppe regole, si soffoca l'innovazione."

E ancora, su proposte di legge antipirateria come SOPA e PIPA propugnate dall'industria musicale e di Hollywood, Brin sostiene che se approvate porterebbero gli USA ad adottare lo stesso approccio e le stesse tecnologie tanto disapprovate per l'utilizzo da parte di Cina ed Iran.

Brin riconosce la preoccupazione di alcuni per la mole dei dati alla portata delle autorità statunitensi, in quanto situati sui server di Google, ammettendo che la Compagnia è stata periodicamente obbligata a consegnare dati, a volte impedita da restrizioni legali dal notificare agli utenti di averlo fatto.
"Noi respingiamo, siamo in grado di respingere molte di queste richieste. Facciamo il possibile per proteggere i dati. Se potessimo agitare una bacchetta magica e non essere soggetti alla legge degli USA, sarebbe bello. Se potessimo trovarci in qualche giurisdizione magica, degna di fiducia per chiunque nel mondo, sarebbe bello... Cerchiamo di fare il meglio che possiamo."

Brin dunque parrebbe con queste sue esternazioni ricalcare e rimanere sulla stessa linea rispetto a quanto accennato da Eric Schmidt qualche settimana addietro. Entrambi però sembrano parlare per pura filantropia, come se fossero rimasti a qualche anno fa. Tutti i "grandi" pensano di sapere quale sia la cosa migliore per la libertà della Rete, ma lo sforzo (ed il merito) di preservarne l'autonomia e l'apertura non può provenire da un unico attore tra le parti in gioco.

Via | The Guardian

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