Anche la francese CNIL (Commission nationale de l'informatique et des libertés), autorità di protezione dei dati in Francia, solleva dubbi sulla correttezza giuridica della questione informando Google che sarà aperta una inchiesta a livello comunitario in proposito.
La Reding conferma il suo sostegno a CNIL nel chiedere a Google di rinviare la nuova politica di privacy, fino a quando tutti i dubbi in merito alle misure di adeguamento della nuova normativa saranno chiariti.
Come riferisce la Reding, l'autorità francese dopo aver eseguito una analisi preliminare della nuova versione "snella" della policy di Google, esprime preoccupazione per la decisione della società statunitense di concentrarsi sulle informazioni personali degli utenti dei propri numerosi servizi (motore di ricerca, email, YouTube, ecc.) e si domanda la legalità di questa procedura, se è giusta per i consumatori, ritenendo che le nuove regole non siano osservanti delle leggi europee in materia di privacy e che la regola della trasparenza non sia stata applicata.
Come sappiamo, laddove si applicavano 60 insiemi di regole, ora ce n'è una valida per tutti i servizi di Google. Pertanto le informazioni raccolte attraverso la navigazione sulle varie "costole" di Google come Gmail, YouTube o Google + saranno compilate permettendo a Google una targettizzazione di contenuti e di pubblicità più affinata rispetto a prima. A tutti gli effetti, se un utente ha intenzione di continuare a utilizzare i servizi Google è obbligato ad acconsentire alla nuova policy, un opt-out non è previsto.
Secondo Reding sono diversi gli aspetti con cui la policy si presenta in contrasto con le leggi UE, per le quali la protezione dei dati è un principio fondante, scritto nei trattati, "Non è un'opzione, è un dovere." Oltre alla mancata trasparenza e al fatto di non aver chiesto il parere degli organi preposti, per la Reding non è chiaro se vengano utilizzati i dati di privati cittadini per cederli a terze parti, cosa a cui gli utenti non hanno dato il permesso esplicitamente.
Google sostiene che il cambiamento ha lo scopo di migliorare il servizio e che gli utenti avranno una esperienza di navigazione più in linea con i loro interessi. L'annuncio della semplificazione della policy, in vigore dal 1° Marzo, era stato dato a gennaio scorso su tutti i servizi Google, ma forse non è stato fatto abbastanza per rendere edotti gli utenti nei dettagli e negli scopi delle pratiche del cambiamento. Certo il fatto che - come prosegue il Commissario europeo - il 70% degli utenti non legga termini e condizioni, spesso scritti in legalese poco comprensibile al comune mortale, non aiuta.
Una organizzazione britannica ha condotto un istruttivo sondaggio in collaborazione con YouGov da cui risulta che ben 9 persone su 10 non hanno letto la nuova privacy policy di Google. E voi, siate sinceri, l'avete letta tutta fino in fondo?
Via | Reuters
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