Iniziò a diventare famoso un paio di anni fa non tanto per le sue potenzialità, abbastanza limitate, ma per lo stile e la semplicità, rivolgendosi esplicitamente ad una fascia caratteristica dell'utenza Apple, che alcuni definirebbero hipster. Proprio all'interno di questo ambiente si è diffusa, diventando appunto un'applicazione cult, un must-have. Questa fascia d'utenza, ha di conseguenza influenzato lo sviluppo e l'evoluzione dell'applicazione fino alla sua forma odierna.
Questo è importante per capire il dramma nato nella community degli utenti di Instagram quando, pochi giorni fa, l'applicazione è arrivata sullo store di Android. Non più un prodotto d'élite (un'élite di 30 milioni di utenti ma, secondo loro, pur sempre un'élite) ma una volgare applicazione commerciale che ha osato diventare mainstream, rompendo l'incanto in cui vivevano tutti gli aspiranti fotografi utilizzatori di Instagram.
Le foto sovrasaturate, i soggetti banali recuperati con un filtro a seppia o in bianco e nero, gatti, sedie a dondolo, fiori e tramonti ora saranno facilmente accessibili anche ai possessori di uno smartphone o un tablet Android. Non solo, ma gli stessi sviluppatori hanno affermato che su Android, l'applicazione è anche migliore.
Si sono visti pesanti insulti agli sviluppatori ma sopratutto un'ondata di odio xenofobo per i milioni di alieni verdi che sono comparsi da un giorno con l'altro. Su Twitter sono numerosi gli utenti che invitano i followers proprietari di dispositivi Android a rimuoverli dalla lista dei propri follower. Commenti indignati, schifati, classisti, che denotano una particolare forma mentis di alcuni utenti Apple, indottrinati da sempre dal marketing che li ha convinti di essere un'élite, un gruppo di eletti mentre oggi, si scoprono comuni mortali. Questo spiega le reazioni violente e scomposte e la notizia assume rilevanza non tanto per il fatto fine a sé stesso, ma perché permette di prendere coscienza che lo stereotipo dell'utente Apple non è solo un luogo comune ma, evidentemente, un dato di fatto, almeno in questo ben determinato contesto.
Questi sono i pericoli di radicalizzare il confronto, di inserire elementi ideologici nel marketing, nel trasformare l'acquisto di un prodotto tecnologico in una presa di posizione tra due sistemi di valori.
Tanti, me compreso, predicano la pericolosità di questo modello perché alimenta odio e tensione che per ora sfocia in una serie di post sui social network ma che potrebbe evolversi in maniera diversa visto che spesso i coinvolti sono menti già vulnerabili e ricettive ad idee che vanno contro il loro proprio bene e contro il buon senso.
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