Come premessa per queste novità, è significativa la risposta data da una Product Manager di Google, Karolina Netolicka, ad un utente che lamentava la modifica alle API relative al servizio Google Finance:
«[...] È stata una decisione difficile: [...] dobbiamo rispettare i nostri accordi presi con i fornitori dei dati [finanziari]. Quindi abbiamo deciso di mantenere le API disponibili solo per gli utenti finali, così da prevenire il formarsi di un significativo ecosistema attorno le API stesse. Abbiamo capito che potevamo servire meglio i nostri utenti integrando i dati direttamente dentro altri prodotti Google piuttosto che richiedendo agli sviluppatori di scrivere codice per accedere a quelle informazioni. [...]»Una compagnia IT del calibro di Google deve evidentemente mantenere un equilibrio spesso difficile da trovare tra le richieste degli utenti e quelle dei fornitori (aka: i grossi finanziatori): il problema per gli utenti è che Google ha intorno a sé la nomea di compagnia "illuminata" che ha sempre posto molta attenzione alla fidelizzazione dell'utenza, soprattutto avanzata, attraverso l'adozione di protocolli aperti, pratiche aziendali mirate all'ospitalità per gli sviluppatori e, nello specifico, un sistema di API molto potente; un sistema impostato, tra virgolette, in modo molto "permissivo" per accedere all'enorme mole di informazioni delle più disparate nature, fornito da Google stessa.
Google ha iniziato a piazzare dei "paletti" piuttosto netti attorno ai propri prodotti, a cominciare dai Termini e Condizioni generali che si applicano, dal Dicembre passato, all'intero sistema API fornito.
Al di là delle considerazioni etiche, ecco cosa succede nell'infrastruttura di interfaccia con i servizi di BigG: per prima cosa, il passaggio ad una politica di deprecazione a termine annuale per alcuni servizi chiave, ossia App Engine, Maps/Earth e YouTube: l'effettiva transizione avverrà nell'Aprile 2014. Per quanto riguarda Cloud Storage si avrà la stessa politica, che comunque rispecchia quella attuale.
Tutto questo accompagnato da una maggiore concisione e ricerca di chiarezza nella comunicazione con la community degli sviluppatori: per usare proprio le parole di Adam Feldman, PM interno a Google: «abbiamo accorciato le nostre politiche di deprecazione per renderle più chiare e concise: la nuova politica semplicemente dice che ci sforzeremo di fornire una notifica a un anno di distanza prima di introdurre cambiamenti radicali».
E per le API degli altri servizi? Semplicemente verrano rimosse le politiche di deprecazione nel loro complesso, con scadenza prevista per la primavera 2015 (per intenderci si parla di AdSense, Picasa, Custom Search e così via).
Le "pulizie di primavera" vere e proprie riguardano il "pensionamento" di molte API preesistenti nelle loro incarnazioni meno recenti: Spreadsheets, Contacts, Document, OAuth 1.0, Finance e via dicendo. Per alcune le alternative sono abbastanza consequenziali: passare da OAuth 1.0 all'attuale OAuth 2.0 è un'operazione abbastanza naturale; per quanto riguarda Finance (peraltro già deprecato da un anno a questa parte) invece come visto le strade possibili per gli sviluppatori non sono altrettanto ovvie, e ci si deve rifare alle istruzioni/suggerimenti forniti da Google sulle pagine di documentazione dei singoli servizi.
Insomma, una serie di scelte importanti (e sensate) ancorché in certi casi davvero nette, che sembrano dire, senza molta possibilità di disquisizione che il mondo va avanti e chi resta indietro è semplicemente passato.
Via | Google Developers
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