Perché ciò avvenga però è necessario aspettare l'uscita dei primi dispositivi che montano l'ultima release del sistema operativo mobile di Google.
È ragionevole pensare che entro la fine dell'anno la comunità di sviluppatori indipendenti, così come le aziende che producono prodotti che montano Android ma non sono approvati ufficialmente da Google (i tablet Archos per esempio), potranno avere accesso al codice di Android 4.0.
Fino ad oggi AOSP era ospitato su Kernel.org, il repository ufficiale del kernel Linux.
Purtroppo il mese scorso Kernel.org è stato compromesso da un attacco, cosa che ha indotto la Linux Foundation a chiudere il repository e a trasferire i sorgenti di Linux su GitHub.
Attualmente Linux.org è stato ripristinato, tuttavia Google ha deciso che ospiterà i sorgenti di Android, incluso Android 4.0, direttamente sui propri server.
Il motivo non è in questo caso tanto legato alla sicurezza quanto al fatto che Google ha maggiori possibilità di mantenere i server dato che quelli di Kernel.org sono mantenuti dalla Linux Foundation, un'organizzazione no profit finanziata dalle donazioni.
Speriamo che non ci siano intoppi nel rilascio di Android 4.0 visto che il mancato rilascio della release 3.0 aka Honeycomb, ha creato un vespaio di polemiche sul fatto che Google utilizzi la parola open source solo per fini di marketing. Andy Rubin, Senior Vice President di Google aveva (inutilmente) giustificato la cosa dicendo che il codice di Honeycomb era un vero casino e Google non voleva che venisse utilizzato su dispositivi non supportati.
Per correttezza dobbiamo rilevare che Android non è un vero progetto open source in quanto si svolge a porte chiuse e, solo dopo che la versione viene rilasciata ufficialmente da Google, il codice può essere rilasciato come open source.
Bisogna però tenere presente che questo tipo di comportamento è probabilmente il migliore che si può sperare di ottenere da un'azienda a scopo di lucro, ma sopratutto impegnata in una corsa competitiva alquanto agressiva, come Google.
Non ci si può infatti aspettare infatti che Google inviti la comunità (compresi i suoi concorrenti) a partecipare allo sviluppo delle nuove funzioni di Android per poi vedere queste ultime utilizzate su dispositivi concorrenti prima o immediatamente dopo il suo annuncio ufficiale.
Per fare un parallelismo, il comportamento di Google è simile (ma migliore) a quello di id Software che rilascia il proprio motore grafico in versione open source nel momento in cui finisce idealmente di sfruttarlo commercialmente con il rilascio della versione successiva.
Vi lasciamo all'estratto del post di Dan Morril.
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