Nei giorni scorsi Oracle ha ritirato l’accusa per quanto riguarda uno dei brevetti, ridimensionando altresì in maniera consistente la richiesta di risarcimento nei confronti di Google.
Dopo che la validità dei brevetti era stata discussa dai due attori, lo USPTO (US Patent and Trademark Office) ha deciso di respingere la maggior parte dei reclami di Oracle a proposito del brevetto n. 6192476. In particolare l’ultimo cavillo, relativo a tale brevetto, accampato dal richiedente è stato smontato dagli avvocati della controparte con l’affermazione che non è possibile “brevettare segnali elettrici o elettromagnetici propagantisi attraverso alcuni mezzi come cavi, l’aria oppure il vuoto” dimostrando così come il soggetto del reclamo andasse a risiedere in una categoria di oggetti non passibili di brevetto.
Questa pronuncia ha portato Oracle ad abbandonare le pretese su detto brevetto, asserendo che la mossa è dovuta “al continuo sforzo di razionalizzare l’azione legale e ottimizzare le risorse della Corte e delle parti in causa”.
Inoltre il perito incaricato da Oracle è stato ripetutamente sollecitato dalla Corte a rivedere la sua stima dell’ammontare dei danni, ritenuta irrealistica. La valutazione iniziale di oltre 2,5 miliardi di dollari era stata mandata a monte dal giudice William Alsup e le ultime indiscrezioni sono che l’ultima stima ammonterebbe a 168 milioni di dollari, cifra peraltro ancora considerata gonfiata da Google.
Il rapporto del perito, presentato ormai per la terza volta e non accolto, ha dunque sminuito la causa Oracle vs. Google. Si ipotizza che le reiterate richieste di revisione da parte della Corte siano un segno che Oracle non si sia attrezzata adeguatamente svolgendo sufficienti ricerche prima di trascinare un avversario come Google in tribunale e che non abbia idea di cosa fare nell'eventualità che la causa si risolva in una disfatta con relativo risarcimento danni.
Il processo non ha ancora avuto inizio e già Google ha eliminato una buona parte dei motivi che hanno portato alla querela la parte che si ritiene lesa. La stampa americana si chiede se, dato il caotico procedere di Oracle, sia stata un’azione saggia citare in giudizio Google dal momento che anche una vittoria finale potrebbe finire per costare una somma enorme di denaro.
Via | Groklaw
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